capitolo 5 - tao te ching

Capitolo 5 del Tao Te Ching: L’Imparzialità del Saggio

Il Capitolo 5 del Tao Te Ching è un distillato di saggezza che, in poche righe, ci sfida a ripensare il nostro modo di relazionarci con il mondo. Con immagini come i “cani di paglia” e il “mantice”, questo breve testo ci invita a praticare l’imparzialità, a trovare forza nel vuoto e a semplificare la nostra vita.

Cielo e Terra non sono benevoli:
trattano i diecimila esseri come cani di paglia.
Il saggio non è benevolo:
tratta il popolo come cani di paglia.
Lo spazio tra Cielo e Terra
non è forse come un mantice?
È vuoto, ma non si esaurisce;
più si muove, più produce.
Molte parole portano all’esaurimento:
meglio custodire il centro.
Ma come possiamo tradurre queste idee in azioni concrete nella frenesia del 2025? Esploriamo il significato di questo capitolo e il suo potenziale per guidarci verso una vita più equilibrata e consapevole.

L’Imparzialità dei “Cani di Paglia”

Come secondo capitolo, tra i primi 10, ho deciso di scegliere questo da commentare, perché mi sembra uno dei più rappresentativi, quantomeno per me. Fa riflettere sul fatto che per arrivare a qualcosa, e per vivere nel modo sereno, bisogna distaccarsi da ciò che sono le cose materiali, quantomeno quando bisogna effettuare delle scelte importanti. Non schierarsi solo per chissà quale ragione futile, ma scegliere in base a quello che rispecchia di più quello che serve in quel momento, e di seguire quello che la guida del Tao ci consiglia. Un giorno lessi un libro che parlava del “giusto mezzo” per arrivare a un fine. Così come un meccanico sceglie la giusta chiave inglese per smontare un dado, così bisogna scegliere con cura, in maniera imparziale.

Il capitolo si apre con un’immagine potente: “Cielo e Terra non sono benevoli: trattano i diecimila esseri come cani di paglia. Il saggio non è benevolo: tratta il popolo come cani di paglia”. I “cani di paglia” erano figure rituali nell’antica Cina, usate nei sacrifici e poi messe da parte senza attaccamento. Qui, l’idea non è di indifferenza o disprezzo, ma di neutralità. Il saggio non si lascia influenzare da preferenze personali o emozioni, trattando tutti e tutto con equità.

Immagina di essere un manager che deve scegliere chi promuovere. Anziché favorire un amico o penalizzare qualcuno per antipatia, il saggio decide basandosi sui meriti, senza lasciarsi coinvolgere emotivamente. Nella vita quotidiana, questa imparzialità ci aiuta a evitare conflitti inutili. Quando un collega ci critica o un familiare ci delude, possiamo scegliere di non reagire d’impulso, ma di osservare la situazione con distacco, rispondendo solo a ciò che conta davvero. Questo approccio ci libera dal peso dei giudizi e ci permette di agire con chiarezza, senza sprecare energia in drammi.
Faccio anche un breve inciso sulla famiglia, e sui familiari. Il fatto che tu faccia parte di una famiglia non vuol dire che devi subire la famiglia. Il fatto che tu sia nato in una famiglia non deve vincolarti in alcun modo, la famiglia è importante ma tu lo sei di più. Se vieni trattato male da qualcuno, che sia un membro stretto della famiglia o un completo sconosciuto, poco cambia. Non fare l’errore di dare un peso diverso alle cose e alle persone. Sii appunto imparziale, non fare l’errore che io feci in passato.

Il Mantice: La Forza del Vuoto

La seconda parte del capitolo introduce un’altra immagine: “Lo spazio tra Cielo e Terra non è forse come un mantice? È vuoto, ma non si esaurisce; più si muove, più produce”. Il mantice, uno strumento che genera aria grazie al suo vuoto interno, ci ricorda che l’assenza non è debolezza, ma potenziale. Con le nostre vite piene di notifiche, riunioni e obiettivi, questa lezione è più rilevante che mai. Ho sentito dire spesso, togliere per aggiungere, me lo diceva un mio amico che sapeva disegnare da Dio. Quando io disegnavo tendevo a mettere sempre di più, sempre più dettagli… fu lui che mi disse di togliere per aggiungere, e aveva ragione.
Pensiamo anche a come gestiamo il tempo. Riempire ogni momento con attività può sembrare produttivo, ma spesso ci lascia esausti. Proviamo a riservare 10 minuti al giorno per “vuoto” intenzionale: niente telefono, niente pensieri frenetici, solo respiro o silenzio. Questo spazio può rigenerarci, aiutandoci a trovare soluzioni creative o a vedere i problemi con occhi nuovi. Anche sul lavoro, dire “no” a un impegno non essenziale crea spazio per concentrarci su ciò che davvero conta. Il vuoto del mantice non è statico: più gli diamo fiducia, più genera risultati.

Custodire il Centro

Il capitolo si chiude con un invito alla semplicità: “Molte parole portano all’esaurimento: meglio custodire il centro”. In un’era di dibattiti online, riunioni infinite e flussi di informazioni, queste parole risuonano come un monito. Parlare troppo, o rimuginare, ci allontana dal nostro equilibrio interiore. Custodire il centro significa tornare a ciò che è essenziale, eliminando il superfluo.
Prendiamo i social media: passare ore a commentare o discutere può lasciarci svuotati.
Invece, potremmo limitarci a condividere ciò che davvero aggiunge valore, o meglio, spegnere il telefono e parlare di persona con chi ci sta vicino. Per questo motivo personalmente ho deciso già qualche anno fa di uscire da tutti i social media. Non ho mai sopportato l’ego presente, le persone che devono mostrare costantemente l’apparenza. Preferisco il rapporto vicino e diretto. Al momento uso solo YouTube, e qualche volta X, ma non sono un fan dei social in genere. Non ho Instagram, e non mi interessa la vita “patinata” dei social. Preferisco il mero silenzio. Preferisco focalizzarmi sulle cose che contano davvero, dove si impara qualcosa.
Sul lavoro di rumore ce ne fin troppo, tra mail, Slack, Teams e ogni forma di comunicazione, che per quanto mi riguarda è spesso inutile e overwhelming.
Anziché scrivere email prolisse, possiamo essere concisi, andando dritti al punto. Anche nei pensieri, “custodire il centro” significa lasciar andare le preoccupazioni inutili, concentrandoci su ciò che possiamo controllare. Il centro in questo caso è anche il ventre, la parte vitale di noi. Mi ricorda tanto il Dantian nel Qi Qong, ma questa è un’altra storia.
Un esercizio pratico? Prima di parlare o agire, chiediamoci: “È necessario? Porta equilibrio?”. Se la risposta è no, lasciamo andare.

Vivere il Capitolo 5 del Tao Te Ching oggi

Il Capitolo 5 non è un invito alla passività, ma a un’azione consapevole. Essere imparziali come il saggio ci aiuta a navigare le complessità delle relazioni senza perderci in emozioni inutili. Abbracciare il vuoto ci rende più creativi e resilienti in un mondo che ci spinge a fare di più. E custodire il centro ci protegge dall’esaurimento, riportandoci a ciò che conta davvero.
Possiamo iniziare con piccoli passi: ascoltare senza giudicare in una conversazione, ritagliarci un momento di pausa, o scegliere le parole con cura. Il saggio del Capitolo 5 non è un ideale irraggiungibile, ma un modello di equilibrio che possiamo coltivare, un passo alla volta, per vivere con più leggerezza e chiarezza.

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